Il vuoto creato dalla chiusura rimane tale, l’accessibilità ai parcheggi ed alle piazze vecchie e nuove è difficoltosa. I rallentamenti su via Dalmazia e via Serena producono un’aria irrespirabile, soprattutto lungo via Serena.
E’ stata individuata, nel frattempo, dagli utenti una scorciatoia di attraversamento verso Trevignano passante per Via Alighieri‐Tintoretto‐Veronese, che rende pericoloso il percorso stravolgendone il carattere urbano.
La velocità dei veicoli nei sensi unici favorisce il deflusso del traffico ma rende impossibile percorrere i medesimi con le biciclette e difficoltoso l’attraversamento. I tempi troppo lunghi di attesa ai semafori pedonali, ridotti artatamente per agevolare il traffico veicolare, spinge la gente ad attraversare con il rosso.
Il deprimente confronto tra il centro troppo vuoto e le strade limitrofe troppo piene di traffico impazzito rende sempre più incomprensibili gli scopi della pedonalizzazione.
La giustificazione che la chiusura di corso Mazzini viene chiesta da 40 anni non regge. Semmai c’è stata, e c’è ancora, preoccupazione per il continuo aumento del traffico veicolare per il quale è innegabile adottare correttivi per la calmierazione. A favore di essa potrebbe operare in parte la Circonvallazione Sud, la cui progettazione “se ritenuta necessaria” però è stata rinviata, a questa amministrazione, alla conclusione dei lavori della Superstrada Pedemontana.
Per evidenti ragioni, non gioca a favore della riduzione del traffico il programmato sottopasso della ferrovia soprattutto se costruito sull’asse di via Piave.
In sostanza la sperimentazione di chiusura di corso Mazzini soffre della mancanza di un vero proprio Piano Urbano del Traffico come prescritto dal Codice della Strada, per i Comuni con più di 30 mila abitanti.
Interrompere la sperimentazione non significa necessariamente tornare alla situazione precedente, come continuamente minaccia l’amministrazione, che si dimostra così pericolosamente e colpevolmente priva di alternative, ma possono essere introdotti dei correttivi con eliminazione dei semafori, miglioramento della mobilità ciclopedonale, riqualificazione del tratto centrale di corso Mazzini, istituzione di un trasporto pubblico adeguato. Il tutto senza stravolgere la struttura urbana di Montebelluna la cui immagine poggia sull’importanza di corso Mazzini come primaria via di transito e le piazze collaterali come importanti aree di scambio!
Giorgio Bedin
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